Internet delle cose: come la tecnologia sta cambiando la nostra vita
Oggi parliamo del cosiddetto “Internet delle cose” (IdC) o in inglese “Internet of things” (IoT). Sicuramente tutti ne abbiamo sentito parlare almeno una volta, ma sappiamo davvero di cosa si tratta?
In sostanza, parliamo di evoluzione della rete internet. Questo perché le “cose” acquisiscono intelligenza collegandosi alla rete, tramite la quale comunicano dati su se stesse e accedono alle informazioni esterne.
Ma a quali “cose” ci riferiamo? L’internet delle cose riguarda dispositivi, apparecchiature, impianti, macchine o attrezzature, che si distinguono sulla base di specifiche proprietà. In particolare, gli smart objects si definiscono tali perché contraddistinti dal possedere una o più delle seguenti funzionalità: identificazione, localizzazione, diagnosi di stato, interazione con l’ambiente circostante, elaborazione dati e ovviamente connessione.
I campi di applicazione dell’Internet delle cose sono molteplici: logistica, mobilità, efficienza energetica, assistenza remota ma anche tutto ciò che riguarda i processi industriali, secondo quello che viene definito Industrial Internet of Things (IIoT).
Lo sviluppo dell’IoT
Nonostante sembri un concetto piuttosto recente, il primo utilizzo del termine Internet of Things risale al 1999, quando Kevin Ashton, ricercatore del MIT (Massachusetts Institute of Technology), realizzò dei tag RFID (radio frequency identification), ossia delle etichette elettroniche che avevano la peculiarità di poter essere lette anche da remoto e che permettevano di raccogliere dati all’interno della supply chain.
In realtà, è possibile fare un passo ancora più indietro per arrivare a quella che è considerata la prima vera applicazione dell’internet delle cose: nel 1982, alla Carnegie Mellon University, in Pennsylvania, un gruppo di studenti pensò di connettere un distributore di Coca-cola alla rete internet dell’Università. Il distributore si trovava ad un piano differente rispetto alla loro aula, e spesso dovevano spostarsi inutilmente poichè lo trovavano vuoto o con bibite calde. La loro intuizione fu quella di collegarlo alla rete universitaria in modo da poter sempre controllare da remoto disponibilità e/o condizione della coca-cola, generando, di fatto, il primo oggetto “intelligente”.
L’IoT nelle imprese italiane
I dati di Eurostat, aggiornati al 2021, mostrano le statistiche relative all’uso di dispositivi e sistemi IoT in Europa. Le imprese utilizzano questi dispositivi e sistemi interconnessi per diversi motivi, tra cui la messa in sicurezza dei locali, l’ottimizzazione del consumo energetico, la razionalizzazione della produzione e della logistica, il supporto al servizio clienti e il miglioramento della manutenzione di macchine o veicoli. Esempi di questi dispositivi e sistemi sono: contatori intelligenti, termostati, luci, sistemi di allarme, rilevatori di fumo, serrature di porte e telecamere, sensori e tag RFID (identificazione a radiofrequenza) collegati a un punto di connessione (o stazione base), che consente di gestirli tramite Internet.
In Italia, solo il 32% delle imprese (con più di 10 addetti) fa uso di dispositivi o sistemi IoT, collocandosi tuttavia al di sopra della media europea del 29%. Ma per corsa viene utilizzato maggiormente l’internet delle cose? Risulta che le imprese (con 10 o più addetti) usufruiscono di queste tecnologie principalmente per la sicurezza dei locali (24%) e per la manutenzione basata su condizioni (10%). Nel primo caso si tratta di implementare sistemi di allarme intelligenti, rilevatori di fumo, serrature, telecamere di sicurezza mentre nel secondo, ad esempio, si tratta di installare sensori per monitorare le esigenze di manutenzione di macchine o veicoli.
Volendo l’Internet delle cose potrebbe essere applicato a qualsiasi cosa: tutti gli oggetti dotati di sensori adeguati, possono connettersi con l’ambiente circostante e interagirci. Le potenzialità sono infinite, in tutti i campi: da quello sanitario a quello agroalimentare, passando per le smart home fino alle smart city. Abbiamo visto come, seppure ancora non ai massimi livelli, anche le imprese italiane si stanno orientando verso un mondo sempre più interconnesso e che gli permettere di ottenere dei vantaggi in termini di ottimizzazione ed efficienza produttiva.